Dopo la relazione di Sora e le proteste dei piccoli azionisti, la Fondazione e altri 31 soci approvano. I soci contrari sono stati 26.
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TERAMO – La Tercas ha evitato la liquidazione ma è passata di mano. L’assemblea straordinaria dei soci (la foto dal sito www.emmelle.it) ha approvato la proposta del commissario straordinario riccardo Sora, nominato 27 mesi fa dal Bankitalia, di accettare l’offerta di ricapitalizzazione avanzata dalla Banca Popolare di Bari che sottoscrive per intero l’aumento di capitale sociale, equivalente a 230 milioni di azioni dal prezzo simbolico di un euro. Decisivo il solo voto della Fondazione che deteneva il 65 per cento delle azioni, assieme ad altri 30 favorevoli. Degli 88 soci con diritto di voto presenti in assemblea 31 si sono satenuti e 26 (per un contrvalore di 4,5 milioni di euro) si sono dichiarati contrari. Per un verso si tratta di un salvataggio, da un altro di una sconfitta. Oggi ha perso la città di Teramo, che vede la ‘sua’ banca, quella creata nel 1939 dalla fusione della casse di Nereto e Atri e cresciuta in quattro decenni fino a diventare il decimo istituto italiano tra le banche di media grandezza, passare in mano a una governance extra territoriale. Come sottolineato da Sora, però, questa era l’unica alternativa: troppo deboli le cordate locali, fondazioni comprese, unica disponibilità esistente quella di Bari. Ha perso Teramo, hanno perso tantissimi piccoli soci, che rappresentano quasi cinque milioni di euro in azioni, molti che hanno addirittura investito una pensione per metterla “sotto la mortone”, nella loro banca. Qualcuno ci ha provato ad alzare la voce, ma ha dovuto strillare in appena tre minuti e senza successo di soddisfazione del proprio reclamo. Qualcun altro, come il rappresentante del Credito Valtellinese, che nel default Tercas ha perso 50 milioni di euro, ha tentato di sollevare eccezioni tecniche: ma l’assemblea blindata ha vanificato tutti i tentativi, conferendo nelle mani della gruppo pugliese una banca, la Tercas e, a breve, anche una seconda, la controllata Caripe. La partita è costata chiusa dopo poco più di un’ora, quando il presidente della Fondazione Tercas, Nuzzo, ha annunciato il voto favorevole dell’ormai ex 65 ber centro del vecchio capitale al passaggio a Bpop Bari. Capitolo chiuso, l’ossigeno arriva a luglio, dopo che la banca ha rischiato due volte la liquidazione, ad ottobre e alla fine di giugno, soprattutto per l’esposizione grave nei confronti della Banca centrale europea per 665 milioni di euro.
Questa mattina. E’ cominciata in perfetto orario, in stile Bankitalia, l’asemblea straordinaria dei soci della Tercas, che si tiene nell’aula magna dell’Università di Teramo ed è guidata dal commissario straordinario Riccardo Sora. E’ la riunione, che si annuncia tesa, in cui l’intero capitale della nuova banca sarà integralmente sottoscritto dalla Banca Poplare di Bari, che sborserà 234 milioni di euro per altrettante azioni dal valore simbolico di un euro. La Fondazione Tercas, rappresentata in aula dal presidente Mario Nuzzo, detiene ancora per pochi minuti a questo punto, il 65% di quel capitale di 50 milioni di euro che per varare il salvataggio della Tercas, sarà interamente azzerato. All’assemblea in questo momento, all’apertura dei lavori, sono presenti soci e per un ammontare complessivo di 36,7 milioni di euro (sui 50 di capitale azionario), dei quali 32,5 della Fondazione. Ai soci che vorranno intervenire, Sora ha concesso regole ferree: un solo intervento al termine delle relazioni e per tre minuti di tempo, cronometrati. I lavori sono “sorvegliati” da un nutrito gruppo di poliziotti, in divisa e in borghese, oltre che del servizio di vigilanza privata. E’ prevedbile che in molti, soprattutto i piccoli azionisti delusi perchè ritrovatisi senza un euro di azioni, vorranno intervenire e, forse, alzare la voce. Ma sarà inutile perchè l’assemblea è blindata: o si approva la sottoscrizione del capitale sociale da parte di Bpop Bari o si fallisce. E’ dunque una data storica: oggi Teramo perde la ‘sua’ banca, fondata nel 1939.
Tercas, il giorno del salvataggio in corso l’assemblea dei soci (www.ilcentro.it)
Presenti azionisti per il 70% delle quote, ma il 65% fa capo alla fondazione. In giornata il via libera obbligato al piano di Sora per ripianare i debiti
TERAMO. Il commissario straordinario Riccardo Sora ha aperto poco dopo le 10 l’assemblea dei soci della Tercas. All’ordine del giorno c’è l’aumento di capitale che permetterà di ripianare il debito di 602 milioni di euro accumulato negli ultimi due anni. La fondazione della Banca, che rappresenta il 65% del pacchetto azionario, ha annunciato il sì all’operazione ma esplode la rabbia dei piccoli azionisti che urlano “vergogna, vergogna”.
Presenti azionisti per il 70% delle quote. Sora ha preso atto della presenza in assemblea, che si tiene nell’aula magna dell’università a Coste Sant’Agostino, di azionisti che assommano il 70% delle quote. Di queste, però, il 65% fa capo alla Fondazione Tercas, rappresentata dal presidente Mario Nuzzo. Scarsa la presenza, dunque, di altri possessori di titoli azionari. Non ci sono delegati della Popolare di Bari che, dopo l’approvazione dell’aumento di capitale, sarà il nuovo socio unico della banca. Al momento delle iscrizioni non è stato consentito l’accesso al presidente di Federconsumatori Ernino D’Agostino che cura gli interessi di azionisti i cui titoli, all’esito dell’assemblea, saranno azzerati.
La Fondazione dice sì al piano Sora. Coclusa la relazione del commissario Riccardo Sora, la parola passa agli azionisti. Il primo intervento è di Mario Nuzzo, presidente della fondazione della Banca. “È un giorno difficile e doloroso”, afferma, “prendo atto della conduzione della banca e delle iniziative che ne eviteranno la dissoluzione”. Secondo Nuzzo, le cause dell’enorme indebitamento per 602 milioni vanno ancora accertate, “C’è stata però”, spiega il presidente, “una precisa volontà di tenere celati i dati della banca”. Un chiaro riferimento all’atteggiamento degli organi di controllo durante il periodo più critico della vita dell’istituto. Nuzzo, però, sottolinea il fatto che la stessa Banca d’Italia due anni fa motivò il commissariamento con violazioni normative e gestionali. Nonostante la “consapevolezza dei danni”, la fondazone annuncia voto favorevole al piano di risanamento.
La rabbia dei piccoli azionisti: “Vergogna”. Dicono invece no al piano Sora i piccoli azionisti che non nascondono la loro rabbia e delusione. Il piano del commissario Riccardo Sora azzera il valore dei titoli che possiedono e loro reagiscano alzando la voce e il tono del confronto. “Vergogna. Vergogna”, scandisce Berardino Ciapanna, “qui muoiono l’economia e la politica teramane”. Rotte dalla commozione le parole di ex dipendenti che hanno investito in Tercas “Eravamo una banca florida, tra le prime in Italia”, ricorda l’ex direttore generale Berardo Vallarola, “il fallimento sarebbe stato peggio, ma se toglieranno anche la nostra insegna per metterci quella della popolare di Bari saremmo alla follia”. Durissimo l’intervento di Ugo Colombo del credito valtellinese, socio Tercas all’8,11%. “Abbiamo perso 50 milioni di euro”, sottolinea, “l’ipotizzato rientro della fondazione nel nuovo capitale azionario fa pensare all’esistenza di un patto parasociale”. Colombo chiede chiarimenti su questo punto e avverte: “L’esistenza di un patto simile farebbe perdere alla fondazione il diritto di voto sul piano di risanamento”. Il commissario Riccardo Sora ha risposto di non essere a conoscenza di alcun accordo di questo tipo che coinvolga Tercas e Popolare di Bari.
IL CENTRO 29 luglio 2014