In questi giorni impazza sui social la polemica sul Presepe monumentale di Castelli esposto in Piazza San Pietro.
La cosa non deve stupirci né tantomeno scandalizzarci; molti artisti sono stati criticati dai loro contemporanei per poi essere osannati dai posteri.
Ma oltre il giudizio del brutto o del bello, che come è noto è negli occhi di chi guarda, ed è frutto del percorso formativo e della sensibilità artistica di ognuno, credo si debba riflettere sul significato che questo Presepe tanto innovativo ha, in questo momento della storia.
Chi conosce la ceramica Castellana sa bene che non sarebbe stato difficile creare un’opera molto più classica, comprensibile, nel segno di una prestigiosa tradizione.
Ma ormai molti anni fa un noto, affermato maestro ceramista, Serafino Mattucci, dedito all’insegnamento come pochi sanno esserlo, decise di lanciare una sfida ai suoi colleghi ed ai suoi alunni: reinterpretare tecniche e saperi antichi in una originale rappresentazione della Natività.
Da questo percorso condiviso, faticoso ed impegnativo, dalla ricerca di un nuovo concetto di bellezza, nasce questo Presepe.
Non è forse quanto anche noi, oggi, dovremmo fare?
Raccontare ai nostri giovani quali strade abbiamo percorso, cosa abbiamo imparato, gli errori che abbiamo commesso, sfidandoli a creare qualcosa di nuovo, che risponda alle pressanti richieste di un pianeta che in mille modi ci sta chiedendo aiuto?
Ecco, io credo che questo Presepe rappresenti la sfida che Papa FRANCESCO sta lanciando da tempo ai nostri giovani: costruite il VOSTRO futuro, costruite il mondo che volete, cambiate quanto va cambiato, preservando solo, oltre gli orpelli del superfluo, l’essenza più vera della vita: l’amore che ci salva.