Pubblicati due nuovi bandi del Fondo per la Repubblica Digitale, “In progresso” (scadenza 4 agosto 2023) e “Prospettive” (scadenza 14 luglio 2023) , dedicati rispettivamente ad accrescere le competenze digitali dei lavoratori con mansioni a forte rischio sostituibilità a causa dell’automazione e dell’innovazione tecnologica e delle persone disoccupate e inattive.
Il Fondo per la Repubblica Digitale è operativo dallo scorso anno e agisce nell’ambito degli obiettivi previsti dal PNRR. E’ sostenuto da risorse messe a disposizione dalle Fondazioni di origine bancarie (tra cui Fondazione Tercas) che hanno aderito all’iniziativa promossa dal Governo Italiano di concerto con l’Acri (Associazione di Fondazioni e Casse di Risparmio Italiane Spa).
“Non riusciremo a realizzare nessuna transizione digitale se non saremo capaci di coinvolgere e valorizzare tutto il capitale umano. Non esiste rivoluzione digitale senza le persone. I dati dell’indice DESI ci raccontano un Paese che sul fronte delle competenze deve continuare a crescere. Per questo il Dipartimento per la trasformazione digitale sostiene questa importante iniziativa che mira proprio ad accrescere inclusione e formazione delle categorie più fragili. Grazie ai due nuovi bandi del Fondo per la Repubblica Digitale, per un totale di 30 milioni di euro, investiamo sul futuro del lavoro e delle persone, favorendo lo sviluppo di competenze fondamentali per accelerare la crescita economica del Paese e permettere a tutti di esercitare una piena cittadinanza digitale” commenta il Sottosegretario con delega all’Innovazione tecnologica, Alessio Butti.
Per Giovanni Fosti, Presidente del Fondo Repubblica Digitale – Impresa sociale «Investire sul capitale umano per sperimentare, in maniera innovativa rispetto al passato, policy di intervento in favore delle fasce più fragili, significa impegnarsi per il futuro di tutta la società italiana. Crediamo sia importante sostenere il miglior accesso possibile al lavoro per tutti: giovani, donne, lavoratori a rischio. Ringrazio le Fondazioni di origine bancaria che sostengono questo importante progetto nazionale: essere uniti in questo obiettivo significa lavorare affinché la transizione digitale non diventi un’ulteriore forma di esclusione per il futuro del nostro Paese».
IL CONTESTO ITALIANO. In Italia, 26 milioni di persone non hanno competenze digitali di base. Si tratta del 54% della popolazione italiana tra i 16 e i 74 anni, rispetto al 46% della media Ue. L’Italia è così al 18esimo posto su 27, secondo i dati della Commissione europea (Digital Economy and Society Index – DESI). La bassa percentuale di cittadini con competenze digitali è solo la punta dell’iceberg di ritardi più ampi. Il gap italiano è infatti maggiore nei sottocomponenti dell’indice DESI di problem solving skills (69% in Italia vs. 79% in Ue) e di information and literacy skills (71% in Italia vs. 80% in Ue). I dati mostrano quindi che il fenomeno italiano di basse competenze digitali si innesta in un contesto di mancanza di conoscenze più esteso che comprende abilità cognitive complementari, dette anche soft skills. Questo ritardo produce un impatto sulla reale “cittadinanza digitale”, sull’accesso ai servizi della pubblica amministrazione da parte di tutti i cittadini, sull’adeguamento delle competenze dei lavoratori al mutare delle esigenze del mercato del lavoro e rappresenta un freno allo sviluppo del Paese. Anche per questo, sempre di più, aziende e istituzioni si aspettano che la maggior parte dei loro lavoratori possieda competenze digitali di base e/o avanzate, così da stare al passo con l’innovazione tecnologica, restare competitive sul mercato e favorire migliori condizioni economiche e sociali per le comunità. In questo scenario intende intervenire il Fondo per la Repubblica Digitale.
Per maggiori informazioni visitare le pagine dedicate a “In progresso” e “Prospettive”.