A proposito dei giudizi apparsi in questi giorni sui mass media relativi alla esposizione in Piazza San Pietro del Presepe monumentale in ceramica di Castelli (per ultimi quelli sul New York Times) abbiamo raccolto ricordi, commenti ed emozioni di Marco Appicciafuoco, valente ed affermato artista teramano della ceramica.
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“Sull’argomento Presepe si sono susseguite da sempre, fin dagli anni della sua realizzazione, generose ed ingenerose letture ed interpretazioni.
Restai sbalordito la prima volta che, ragazzo, lo vidi a Castelli: per la sorpresa, per il carattere dei personaggi e delle loro dimensioni.
Uscendo dalle sale espositive (appositamente ben allestite nei settori e nelle luci, sotto ai laboratori del grande Istituto d’Arte F.A. Grue) realizzai che per comprenderlo andava letta correttamente la sequenza cronologica con cui si susseguivano i personaggi: dall’Angelo dalla serena espressione fiduciosa che accoglie e presenta la Sacra Famiglia, fino a incontrare, andando verso l’uscita, i due Farisei (uno bianco uno nero) che – alti più di tre metri, pur realizzati con eleganza e sobrietà stilistica innegabile, mettevano i brividi… e poi che dire delle emozioni che suscitavano i tre re magi, le oche, le lavandaie, fino all’Astronauta (1975 ).
Negli anni in cui a Castelli si realizzava il Presepe, si viveva un gran fermento, non solo nel mondo dell’Arte, ma anche tra le manifatture artigianali e quelle industriali che venivano pian piano ad affermarsi.
L’ARPA (Autolinee Regionali Pubbliche Abruzzesi) addirittura, dovette organizzarsi in modo da poter garantire il trasporto di oltre 300 operai alla Spica!
Anni prima, dalla Simac, su committenza della Magneti Marelli, fu completata la prima Candela per motore a scoppio!
Artigiani, professori, tecnici, ingegneri, componevano il variegato quotidiano interpersonale del Paese. Si viveva davvero un gran fermento dentro l’esaltazione del boom economico che accelerava l’incremento produttivo richiesto alla neonata industria residente. Il glorioso Istituto d’Arte F.A. Grue aveva professori provenienti da tutta Italia, soprattutto dal Nord.
Ed a proposito di Arte si cominciavano ad esaminare ed interpretare le Avanguardie: il Futurismo di De Pero, il Cubismo, Picasso e Braque, il Bauhaus, con Le Corbusièr che commissionava all’Arazzeria Pennese un Arazzo da un suo disegno, Fontana, non a caso ceramista come Melotti, Biancini e Leoncillo!
Lo sviluppo modulare e iconografico del Presepe è chiaramente fondato su precisi schemi formali di quell’Epoca straordinaria.
Ho frequentato la Scuola alla fine degli anni 80 e si raccontava ancora tanto, di quei tempi magici del Presepe. Atmosfere uniche.
Il Presepe Monumentale, nacque da una idea del bolognese professor Gianfranco Trucchia e su accettazione dell’allora Preside, Serafino Mattuccci, che mise loro a disposizione la Scuola nelle ore pomeridiane.
Si racconta che gli alunni portassero nello zaino oltre che la lauta merenda anche legna da ardere; un encomiabile Spirito di cooperazione che si è autoalimentato per ben 10 anni; negli ultimi due, al trasferimento del professor Trucchia, subentrò il ravennate Roberto Bentini e si completò il tutto.
Bentini che – a conferma della sua riconoscibile cifra espressionista e sempre sensibilmente attento alle evoluzioni socio-politiche – venne ad aggiungere e a contestualizzare argomenti di grande attualità, con la realizzazione di statue in ceramica raffiguranti l’Uomo sulla Luna, la Guerra e l’abolizione della pena di Morte; in quei giorni anche Andy Wharol e tanti altri lavoravano su quei temi.
Presto seguirono le eccellenti chiamate installative, dapprima a Castelli, poi ai Mercati Traianei di Roma, infine a Gerusalemme.
Personalmente riconosco di aver direttamente appreso molto dalle parole di Bentini e Mattucci e dai metodi diretti del mio Preside, Vincenzo Di Giosaffatte, che formava gli alunni anche nell’accompagnare i turisti tra i nostri fantastici patrimoni, tra cui naturalmente il Presepe a cui sono sempre stato molto affezionato.
Di Giosaffatte negli anni novanta faceva commissionare il restauro delle parti del Presepe danneggiate da trasporti nelle precedenti esposizioni e volle porre il veto a che il Presepe uscisse mai più dall’Istituto d’Arte per altre esposizioni! Io personalmente nel 1989, da rappresentante di Istituto, misi a verbale la sua discussa richiesta di veto a tutela del Presepe!
Per questa Sua decisione il Presepe è tornato ad uscire dall’Istituto d’Arte F.A. Grue di Castelli solo lo scorso anno, grazie alla Preside Eleonora Magno, per una esposizione a Teramo e in questi giorni per l’esposizione in Piazza San Pietro a Roma.
Quanti pranzi a Castelli, curati da mia moglie Daniela, si concludevano con l’accompagnare i nostri ospiti al Museo, alle Vecchie Botteghe, al Soffitto della Chiesa di San Donato, alla Scuola con la sua raccolta Internazionale di opere in ceramica e…. naturalmente, al Presepe!
Gli ultimi che accompagnammo nel 2016, furono, Enzo ed Alessandro Cucchi, Roger Diener, Maryam Sachs e Lucrezia De Domizio Durini. Anche loro, naturalmente, affascinati dal Presepe e da tutto il resto!”